Giuseppe Rivadossi (Nave, Brescia, 8 luglio 1935)

Ereditato l’interesse per l’arte dal padre Clemente, Rivadossi inizia ufficialmente la sua carriera artistica negli anni sessanta, avvicinandosi alla studio della scultura in legno, della terracotta e della lavorazione del bronzo, interessandosi fin dall’inizio dello spazio domestico che diventerà  poi uno dei temi chiave di tutta la sua opera.

Negli anni settanta, grazie all’attenzione di amici come Francesca Amadio e di importanti galleristi come Renato Cardazzo, Elio Palmisano e Alfredo Paglione, comincia la sua stagione espositiva come scultore che lo vedrà  esporre in diversi appuntamenti artistici nazionali e internazionali come alla Triennale di Milano (1974), alla Biennale di Mentone (1976), alla Rotonda della Besana (1980), al Palazzo del Ridotto di Cesena (1996) e alla Galleria d’arte moderna Palazzo Forti di Verona (2005).

Del lavoro e della poetica di Giuseppe Rivadossi hanno scritto fra gli altri: Giovanni Testori, Vittorio Sgarbi, Roberto Tassi, Gianfranco Bruno, Marco Vallora, Ermanno Olmi, Giorgio Cortenova, Piercarlo Santini, Mario Botta.

Ha collaborato con Numa per:
  • Custodie: Arca Serena, Bretone, Carolingia, Dolmen, Vela
  • Ospiti della Vita: Custodia

Artista del legno di grande espressività, Rivadossi ha disegnato per Numa delle vere e proprie sculture lignee lavorate secondo metodi e conoscenze antichissime, nel rispetto dell’andamento delle fibre, delle vene nascoste e dei caratteri peculiari di un legno, il noce nazionale, che lui conosce molto bene. 

«Conosco Giuseppe Rivadossi da più di trent’anni ma ancora adesso, ogni volta che lo incontro, rivivo il felice stupore che ti coglie quando sei di fronte a un uomo e a un artista vero.
Mi stupiscono gli occhi di Giuseppe quando, scrutando pezzi di legno bellissimi ma per me ancora misteriosi, mostrano di conoscerne già il futuro. Quando leggono apparenti asprezze, vene nascoste, ombre complici, rilievi frastagliati o tragici o silenziosi. Mi stupiscono le sue mani che accarezzano la materia come solo a un alchimista, o a un mago o “semplicemente” a un artista è dato il privilegio di fare. 

E’ un uomo che ha il raro dono di andare dritto alla verità delle cose.
A lui va il mio ringraziamento per aver condiviso il significato del progetto NUMA e per averne, attraverso il suo lavoro, elevato il valore». 

Roberto Zani 

CUSTODIE (5)