Le cose, i nomi, le funzioni: stravolgimento e alienazione.
Siamo circondati da tante cose, di cui , quasi mai sappiamo con quali materiali sono fatte, come vengono costruite, da chi e dove.
Sono cose che non conosciamo – o conosciamo poco – e quindi, a volte, le acquistiamo più per motivazioni che ci vengono “suggerite” (es: pubblicità) e poco per consapevolezza diretta del loro vero valore.
I nomi di queste cose, spesso, sono inventati dalla pubblicità, fanno riferimento ad altro – rispetto alla cosa in sè –: sono estranei alla cosa.
Le loro funzioni, molte volte, hanno poco a che vedere con la funzione originaria ( primaria) e si riferiscono a condizioni – o evocano situazioni – virtuali, immaginarie.
Se questi nomi, queste funzioni sono continuamente ripetuti dalla pubblicità – e dai suoi slogan -, essi nomi e funzioni diventano il nuovo nome, la nuova funzione, il nuovo messaggio.
E, poiché le aziende che costruiscono queste cose devono continuare a produrre, periodicamente “inventano” (cambiano) nomi e anche funzioni – “consumandone” quindi il significato originario- per poter continuare la produzione e vendere le stesse cose ( o le loro varianti).
Con l’obbiettivo di farle acquistare anche da chi già ne possiede la “versione” precedente. Far “consumare” per poter continuare a produrre.
(In) Comprensione del Valore
Lasciando stare – per ora -, lo spaesamento generato nell’individuo da questo modo un po’ folle di fare, nel momento in cui una persona deve acquistare un oggetto e non sa come è costruito e se il significato/funzione è ancora “valido”, si trova di fronte ad una cosa di cui non conosce il valore. O comunque non è in grado di quantificarlo in termini economici e non sa se il prezzo che deve pagare è da ritenersi corretto, adeguato.
Succede quindi che, molto spesso, si è disposti a pagare il prezzo più alto, in quanto si pensa sia garanzia di qualità, oppure quello più basso perché “ tanto fa lo stesso servizio”.
Elementi di confronto
Le nostre aziende producono e vendono oggetti per la casa, sul libero mercato e devono competere con i produttori di tutto il mondo.
Se il confronto e la competizione vengono fatti sul prezzo, le nostre aziende – le piccole e medie aziende che, nel bene e nel male, sono la spina dorsale dell’economia produttiva italiana- non hanno futuro.
Il confronto, quindi, deve essere spostato sugli altri elementi costitutivi degli oggetti, affinché si possa determinare almeno una differenza sostenibile, un “vantaggio competitivo” al servizio del complessivo marketing aziendale.
Ma questo è un argomento che riguarda, appunto, l’aspetto economico, di marketing degli oggetti e delle aziende.
Di un percorso, cioè, che attiene più in generale, alla possibile applicazione dei risultati del progetto.
Significato della Ricerca, ricerca di Significato
L’Uomo e i suoi bisogni
Il lavoro che sta alla base della nostra particolare ricerca, ha una precisa centralità: l’Uomo.
Quell’uomo che si pone una infinità di domande – ed una domanda infinita – a cui non sa dare risposta: il senso ultimo dello stare qui su questa terra.
Ma anche – e certo più frequentemente, più “normalmente” – quell’uomo che ha forse “solo” bisogno di silenzio, di fermarsi ed ascoltare, di vivere la propria malinconia senza sentirsi in colpa, di cercare dolcezza, di ritrovare l’incanto guardando il cielo che si apre all’azzurro dopo il temporale.
Quell’uomo che sente e vive dentro l’emozione che gli ha dato lo sguardo di una donna che sa che non vedrà più.
Quell’uomo che ha bisogno di perdonarsi.
Che ha bisogno di essere governato da persone responsabili.
Che ha bisogno di nuotare nel mare al mattino presto, di camminare dentro ad un bosco e scoprirne la vita.
Che chiede di essere consolato, che ha bisogno di luce, che ha bisogno di condividere con altri la propria sofferenza, che vuole riposare.
Quell’uomo che ha bisogno di bellezza.
La ricerca
Nel suo percorso di ricerca, l’uomo si attornia anche, vivendo, di oggetti, di cose dentro le quali, più o meno consciamente cerca risposte che vadano oltre la mera funzione di servizio che esse suggeriscono.
Cerca nelle cose un ( loro) senso, un (loro) significato.
Cerca il perché che sta prima, dentro le cose e spera forse che le cose di cui si attornia, possano aiutarlo a trovare la risposta alle sue domande o, almeno, possano suggerire un equilibrio di vita accettabile.
Che siano in armonia con se stesso.
“Fonte” della ricerca
Il “mercato”, in questa particolare ricerca, non ci può dare indicazioni. Non ci può dire cosa costruire, con quali materiali e come.
Chi ci aiuterà, chi ci “indicherà” il percorso?
Sarà il pensiero, il dolore, la gioia, lo stupore, la malinconia, il silenzio, la poesia.
Saranno le donne e gli uomini che da soli, o insieme, vivono, parlano, scrivono, comunicano questi sentimenti.
L’intuizione che genererà l’idea, scintillerà là dove apparentemente si crede di non costruire cose, mentre invece è da li che tutte le cose promanano.
L’incontro delle donne e degli uomini che solo apparentemente non discutono di cose, queste cose, sarà il consesso da cui verrà l’ispirazione, il significante che noi dovremo “catturare” nella forma delle cose e diventare significato.
Affinché le cose, possano “parlare” da sole.
Le cose nuove messaggere di gioia, di malinconia, di memoria, di mistero, di amore, di stupore, di magia.
Le cose messaggere di bellezza, di bellezza piene.
E così avremo – forse – individuato una delle origini del “ design “.
Del design vero, profondo, il design che viene prima, che è dentro l’idea delle cose. Il design del loro sentimento, del loro mistero, della loro magia.
Obiettivi della ricerca.
Ci siamo posti, quindi, con questa nostro lavoro, l’obbiettivo di rispondere – di tentare di rispondere – alla necessità di riempire di (nuovo) significato, di senso, le cose che costruiamo affinché, quando vorremo farle nostre, ci aiutino a realizzare quel paesaggio domestico che ognuno di noi tende a costruire, durante la propria vita, nello spazio del proprio abitare.
Ecco, allora, l’impegno, la ricerca per creare cose che siano sentimento, che siano presenza, che siano silenzio, che siano mistero.
Che siano gioia o tristezza, che siano malinconia, che siano magia.
Ed i cui nomi, dentro i cui nomi, ci possiamo riconoscere: siano anche i nostri. Che siano quelli che vanno bene per le cose, così che vadano bene anche per gli uomini.
E così le custodie di NUMA saranno le nostre Custodie – “piccole arche che accolgono e proteggono le nostre cose più care” – realizzate con Giuseppe Rivadossi.
O il piccolo scrigno – frutto del lavoro fatto con Michele De Lucchi per il saggio di Remo Bodei – dove custodiremo la nostra riflessione sulla vita che ci ospita.
Sarà il calice lacrimale nel quale deporremo la malinconia – la segreta, indicibile eloquenza della nostra malinconia -: le nostre segrete, silenziose lacrime. Che offriremo con il libro di versi nato dall’incontro con Mario Luzi
O saranno i vasi – piccole architetture sulla metafora dell’albero, dal progetto fatto con Mario Botta – nei quali metteremo i fiori dei doni ricevuti, i fiori del nostro dono.
Saranno i magici vasi di Johanna Grawunder, presenze forti e gentili.
O saranno gli inauditi vassoi di Konstantin Grcic, dalla geometria e levità assolute.
O i set per la prima colazione e per gli aperitivi di Liliana Bonomi
Sarà ancora Offerta, di Ettore Sottsass, che diventerà l’ ”offerta” presente sui nostri tavoli, per noi e per i nostri ospiti.
E così le Scatole Segrete di Ettore Sottsass, saranno le nostre “scatole segrete”.
Che apriremo e chiuderemo con tutta la delicatezza che ci chiedono e di cui siamo capaci, perché dentro loro deporremo i nostri segreti, i gioielli di cui ci facciamo ornamento, le presenze del nostro dono, le nostre segrete parole, i nostri segreti pensieri d’amore.
Ma potranno anche essere le scatole del colore, fatte dal colore, con la forma del colore.
Le Tavole saranno le nostre “tavole” dentro cui metteremo il pane, la frutta, i doni che vogliamo siano presenti sui nostri tavoli e che vogliamo offrire a chi è con noi ed offrire a noi stessi. O tavole che siano, anche, “solo” presenza in sé.
Saranno scatole dentro le quali cattureremo l’arcobaleno o saranno scrigni dove custodiremo il silenzio.
O saranno infine cose belle e basta. Con l’unica funzione di essere belle. La bellezza che ci stupisce, la bellezza che ci aiuterà a resistere e forse ci salverà.
Conclusioni?
Forse questo lavoro non produrrà cose da costruire su scala industriale: in verità non era il nostro primo obbiettivo.
A noi potrebbe bastare essere riusciti a proporre modelli di pensiero, percorsi di elaborazione di significato, forme che accettino la sfida di rappresentarli.
E chi vorrà poi produrre su scala più ampia cose di uso e servizio più “normale” potrà, se vorrà, riandare a questa poetica ed essere portatore del suo significato.
Potrà costruire cose con cui raccontare la storia del proprio lavoro, anche – se vorrà – attraverso il nostro.
Con la speranza che chi le acquisterà possa averne gioia e, con esse, costruire il proprio paesaggio domestico, il proprio racconto.
Roberto Zani